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Festival 2024

Raccontare è la nostra medicina

Intervista a Paolo Virzì, presidente della Giuria di Cinema In Verde 2024
paolo virzì
Paolo Virzì, presidente giuria Cinema In Verde 2024

Paolo Virzì, uno dei più importanti registi, sceneggiatori e produttori cinematografici in Italia, è stato ospite nel 2023 di Cinema In Verde, con il suo film “Siccità” nella sezione di Rassegna. Quest’anno, tornerà al festival come Presidente della giuria di esperti che assegnerà il premio Ginkgo d’oro al migliore dei film in concorso dal 19 al 22 settembre all’Orto Botanico.

Cosa ti ha spinto ad accettare il ruolo di presidente della giuria?

Quella di Cinema In Verde mi sembra un’iniziativa che va incoraggiata e festeggiata come merita. Il festival mette a fuoco il tema dei temi della nostra epoca, cioè della sopravvivenza del Pianeta, cercando di farlo attraverso una narrazione romanzesca e di finzione: grandi temi che nella vita quotidiana si intersecano con storie individuali, di collassi lavorativi e relazionali, che poi impattano sul tema universale del nostro esistere. Proprio oggi, venendo in scooter con il casco che ribolliva, ripensavo alla battuta attribuita nel mio ultimo film al personaggio interpretato da Emanuela Fanelli, che nel novero dei drammi del nostro tempo ma anche suoi personali elenca “sti cazzo di 2.000 gradi, che mo’ annamo a foco tutti!”.


Il collasso climatico, poi, non significa solo caldo, ma anche eventi estremi, inondazioni e dissesti idrogeologici. Gli scienziati da tempo fanno un conto alla rovescia che si accorcia anno dopo anno. È ormai sancito dall’ONU e da tutti i paper scientifici che c’è un tema che riguarda le emissioni, che riguarda l’uso dei combustibili fossili e che questa cosa non è un giochino. Ci sono solo pochi attivisti che in un modo anche radicale cercano di attirare l’attenzione su questo tema. E’ giusto che invece questo tema sia accolto e raccontato in tutte le narrazioni del nostro tempo. 

Il tema di quest’anno del Festival è proprio “Storie che ispirano, azioni che salvano.” Tu di storie ne hai raccontate tantissime. Qual è allora quella del personaggio della Fanelli nel tuo ultimo film, cui accennavi prima?

Lì prima di tutto c’è un gioco divertente nel carattere di una donna molto rude e polemica con il mondo, che viene fulminata dal cinema d’autore. Con quella sua invettiva, prende di petto un dolore collettivo, incluso il fatto che stiamo andando a fuoco a 2.000 gradi. Daniela, interpretata da Emanuela con straordinaria ironia, non sembra attraversata da sensibilità particolari se non quelle meschine e rudi del controllo e dell’astio e invece è attraversata da un urlo di dolore che riecheggia temi “alti”. Queste storie e le loro contraddizioni stanno entrando sempre più nel cinema di fiction, come cerchiamo di mostrare con Cinema In Verde.

Insomma, la realtà di alcuni dei temi ambientali entra con prepotenza anche nella fiction.

E’ sempre stato così. L’attività del narrare dà voce alla vita delle persone e introduce un elemento terapeutico. Nel momento stesso in cui si narra, le cose inaccettabili cominciano ad assumere una dimensione comprensibile, diventano affrontabili. Raccontare è la nostra medicina. In “Healing fiction”, Storie che curano, il grande psicanalista junghiano James Hillman appunta lo sguardo su questo: cos’è che ci ha reso umani? Sicuramente quella roba che ci siamo radunati attorno a un fuoco, questa attività spontanea di ascoltare e inventare storie, che ci ha reso diversi dagli altri primati, ci ha reso “umani”. E nutre l’espressione artistica, pittorica, musicale, letteraria e cinematografica. Quando racconti una storia d’amore, di crescita, o un conflitto familiare non puoi ignorare il mondo intorno, che entra con prepotenza in ciò che narri.

Quest’anno a Cinema In Verde saranno diverse le storie che si intrecciano con temi apparentemente diversi da quelli ambientali.  in programma, ad esempio, c’è Matteo Garrone che presenta “Io Capitano”.

“Io Capitano” è la storia del grande viaggio che molti, soprattutto giovani, devono fare da zone inabitabili che si stanno desertificando. Anche se è un’epica avventurosa migratoria, il film racconta quello che succede prima delle immagini televisive che siamo abituati ormai a vedere, di persone in condizioni estreme che arrivano con le navi. Il film parla anche di un continente che si sta desertificando, come accade anche nelle nostre campagne del sud, in Sicilia, dove l’agricoltura sta diventando ormai impossibile. È importante riconoscere che gli equilibri che hanno reso la terra abitabile sono alterati e vanno protetti.

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